Le giuste comunicazioni, che arrivano al posto giusto nel momento giusto: i clienti chiedono messaggi attinenti alle loro esigenze, nonostante non siano propensi a condividere i dati personali. Lo studio di Boxever
Cosa vogliono i clienti? Cosa cercano i consumer dal loro negozio fisico e online? Secondo lo studio di Boxever “The Data-Sharing Disconnect” la personalizzazione delle comunicazioni e delle offerte. Più precisamente il Personalized marketing.
Un dato più volte sottolineato in altri studi: strategie di marketing che naufragano a causa delle loro incapacità di raccogliere i dati giusti, interpretarli, e fornire al consumer una shopping experience efficace e personalizzata. La conoscenza del cliente, quindi, è presupposto ad una strategia personalizzata di marketing.
Ma spesso sono gli stessi clienti ad impedire che le aziende diano loro quello che vogliono. Esiste, secondo lo studio, uno gap importante tra clienti ed aziende, più precisamente nonostante il 56% dei consumer voglia offerte e messaggi cuciti sui loro interessi e bisogni, gli stessi sono poco propensi a condividere i dati personali – il 62% non vuole che le aziende traccino la loro posizione, e il 49% non vuole condividere i dati personali. Attivare una strategia di Personalized marketing per le aziende, quindi, diventa quasi impossibile senza avere a disposizione dati essenziali – dati relativi agli acquisti passati, comportamenti sul web, ubicazione e dati demografici, per esempio – rischiando di veicolare messaggi non efficaci.
nonostante il 56% dei consumer voglia offerte e messaggi cuciti sui loro interessi e bisogni, gli stessi sono poco propensi a condividere i dati personali
I messaggi? La maggior parte viene ignorata
Più del 50% dei messaggi ricevuti dai clienti non tengono conto delle loro preferenze e dei loro bisogni. Questo vuol dire che nella maggior parte dei casi, non solo i consumer vengono invasi da spam, ma che i messaggi vengono ignorati: per esempio, il 61% ignora i messaggi che non corrispondono a quello che stanno facendo o a dove sono, il 56% i messaggi che non sono tagliati sui loro bisogni o interessi, e ancora il 27% i messaggi che fanno capire loro che l’azienda non li conosce affatto.
Più del 50% dei messaggi ricevuti dai clienti non tengono conto delle loro preferenze e dei loro bisogni.
Come sottolinea Dave O’Flanagan, Co-fondatore e CEO di Boxever “…Mentre i consumer di oggi vogliono una shopping experience personalizzata e dal valore aggiunto, spesso non sono propensi a condividere i dati personali perchè non vedono abbastanza valore dagli stessi dati che vengono richiesti e raccolti dalle aziende”.
Le conseguenze di un marketing “non personalizzato”
Il Marketing non personalizzato ha effetti sul business. E non solo perché quei messaggi vengono ignorati, ma:
- il 40% è molto propenso a non acquistare più da quell’azienda;
- il 50% è propenso a non leggere più comunicazioni provenienti da quell’azienda;
- il 59% si disiscrive dalla mailing list;
- il 31% cancella l’App di quell’azienda
Cosa vogliono i consumer e i canali preferiti
Quello che i clienti vogliono sono offerte e comunicazioni targettizzate sulla base di precedenti comportamenti o del contesto: quelle che aggiungono un valore a qualcosa che il cliente sta facendo o ha deciso di fare in futuro (70%), o quelle che ripresentano un prodotto a cui il cliente era già interessato (42%), o ancora quelle che tengono conto di quello che il cliente sta facendo in quel momento (21%).
I canali menzionati dai clienti per ricevere queste comunicazioni sono: email, messaggi in-store e messaggi diretti. Solo il 2% ha menzionato il mobile come canale, e solo il 4% ha menzionato i Social Media.
Solo il 2% ha menzionato il mobile come canale, e solo il 4% ha menzionato i Social Media.
