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La psicologia nella pubblicità: i fattori di successo

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Come fanno i brand a coinvolgerci e spingerci all’acquisto? Attraverso la psicologia e gli spot emozionali: l’infografica della University of Southern California

psicologia nella pubblicità
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In TV, sugli smartphone, mentre giochiamo, e anche quando siamo in fila alla posta: siamo ormai bombardati da messaggi pubblicitari. Se è vero che, come recita un detto, “la pubblicità è l’anima del commercio”, oggi assistiamo inermi ad una sovraesposizione di advertising, alcuni dei quali difficilmente riescono a imprimersi nella nostra mente, e a spingerci all’acquisto.
La rete e i dispositivi mobile sono complici di questa rivoluzione, senza dimenticare la forza trainante dei social che hanno di fatto permesso di targettizzare il pubblico destinatario delle pubblicità a costi bassi e a massima efficacia. Si apre così uno scenario di incertezza per i marketer, intenti oggi a trovare il modo per creare spot coinvolgenti e d’effetto, che infrangono la barriera dell’anonimato e permettono al messaggio di raggiungere gli utenti.

Quale strategia seguire? Come creare spot di impatto ed efficaci?

Rispondo a questa domanda con tre parole: psicologia della pubblicità.
Partiamo dai numeri: se in passato in una giornata venivano veicolati circa 500 spot, oggi siamo a quota 5000! Le pubblicità mostrate in rete (display ads) ogni anno risultano essere pari a 5.3 trilioni, mentre ogni anno un adulto vede oltre 2 milioni di adv in TV. Numeri importanti, che mostrano un dato inequivocabile: la necessità di emergere dal marasma degli spot, e farsi ricordare nella mente dei consumer.

La psicologia della pubblicità è una delle carte che le aziende possono giocarsi per raggiungere questo obiettivo, come sottolinea l’infografica della University of Southern California. I dati si riferiscono all’America, ma costituiscono comunque un punto di partenza interessante da adottare nella nostra realtà.

Spot emozionali i più performanti

Il primo dato che emerge chiaro dall’infografica è che le pubblicità con contenuto emozionale registrano performance migliori rispetto a quelle che hanno un contenuto razionale – rispettivamente 38% contro 16%. In particolare è la risposta emozionale alla pubblicità la leva che spinge i consumer ad effettuare un acquisto, un elemento molto più efficace rispetto al contenuto stesso dello spot.
Sorprende vedere come anche i colori rivestano un ruolo centrale nella psicologia della pubblicità, e riescano a coinvolgere attivamente e convertire l’utente in cliente: per esempio, in un sito web cambiare il colore della call-to-action da verde a giallo può aumentare il tasso di conversione del 14,5%; oppure basta aggiungere un bordo colorato ad un’immagine adv su Facebook per raddoppiare il CTR!

Le due risposte dei consumer: empatica e di tipo creativo

Analizzando più da vicino i dati, si scopre che il consumer dà due tipi di risposte emotive all’advertising: una di tipo empatico, e l’altra di tipo creativo. Quella di tipo empatico, coinvolge i sentimenti e avviene quando l’utente si sente vicino al brand e al messaggio pubblicitario dopo aver visto lo spot. Nella risposta di tipo creativo, grazie all’utilizzo di un cast conosciuto, di un tono di voce o anche all’uso di musiche, il consumer riesce a percepire il brand geniale, e superiore rispetto alla concorrenza.

Dove, Coca Cola e Google: 3 esempi di campagne di successo

Per spiegare in che modo la psicologia può realmente influenzare la propensione all’acquisto di un utente, e avvicinarlo al brand viene fatto l’esempio di tre campagne adv di successo: Dove, Coca Cola e Google.
Nel caso di Dove, lo spettatore viene coinvolto emotivamente attraverso l’utilizzo di immagini e video che hanno lo scopo di far sentire le donne a proprio agio con il loro corpo. Un insieme di fattori che è riuscito a sollecitare la risposta attiva da parte del target di riferimento.
Ottimismo, gioia di vivere e Coca Cola: sono questi gli elementi del successo della campagna di Coca Cola che da anni riesce a coinvolgere emotivamente i consumer intorno al concetto di “fabbrica della felicità”.
La pubblicità di Google “Friend furever” lanciata nel 2015 aveva come argomento-centrale l’amicizia tra animali, e ha avuto un impatto emotivo tra gli utenti talmente positivo da avere oltre 6 milioni di condivisioni su Facebook, Twitter, e vari blog.

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Matteo Giaccari
Giornalista pubblicista, Copywriter & Blogger, dal 2010 si occupa di tematiche riguardanti il CRM e il Marketing, prima su CRM Magazine, attualmente su CRM Web News. - Profilo LinkedIn: http://www.linkedin.com/pub/matteo-giaccari/2b/5a3/53a

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