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Wearable Technology: gli utenti preoccupati per la loro privacy

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I consumatori sono propensi a condividere i loro dati personali solo se in cambio vengono garantiti sconti e coupon; al tempo stesso pagherebbero per avere benefici dalla strumentazione “casalinga” in termini di sicurezza della loro abitazione. Lo studio di Acquity Group

Se la “Tecnologia indossabile” (Wearable Technology) sta iniziando a muovere i primi passi sul mercato e ad attirare le prime simpatie di utenti e gente comune, non sono pochi quei consumatori preoccupati per la sicurezza dei dati: lo studio “State of the Internet of Things Study” di Acquity Group, azienda del gruppo Accenture Interactive, dimostra come l’80% dei consumatori nutra perplessità riguardo la privacy e la sicurezza dei loro dati utilizzando le Wearable Tech.

La situazione cambia nel momento in cui la condivisione dei dati personali con le aziende attraverso Wearable Tech garantisce sconti e coupon: se solo il 9% condividerebbe gratuitamente i dati, secondo lo studio i consumatori sono propensi a condividere i “wearable data” in cambio di:

  • coupon e sconti basati sul loro stile di vita (28%);
  • informazioni sui migliori esercizi per raggiungere gli obiettivi (22%);
  • informazioni su cibi da assumere per raggiungere gli obiettivi (22%);
  • coupon per attrezzi di fitness (19%).

Accanto a sconti e coupon, i consumatori sono propensi a condividere i dati con medici (53%), famiglia (27%) e amici (17%).
Solo meno del 40% degli intervistati non intende condividere dati con nessuno.

Servizi a pagamento per la sicurezza dell’abitazione
Lo studio tuttavia dimostra altro: se le aziende possono beneficiare della condivisione dei dati dei clienti in cambio di benefici tangibili, è altrettanto vero che i consumatori sono disposti a pagare per avere benefici dalla strumentazione “casalinga”. Specialmente in termini di sicurezza della loro abitazione.

Per esempio, nel caso dei “frigoriferi intelligenti” , coupon o offerte sul proprio dispositivo mobile riguardanti alimenti acquistati più di frequente (86%), ricette da fare con gli alimenti presenti nel loro frigorifero (85%) e informazioni sui posti dove acquistare, a prezzi vantaggiosi, i prodotti preferiti (82%).

Oppure nel caso di dispositivi per la sicurezza della casa come rilevatori di fumo o di monossido di carbonio (CO), i consumatori pagherebbero per avere a disposizione misuratori di livelli di CO in casa (95%), dispositivi che notificano sullo smartphone la presenza di un incendio o di CO mentre si è fuori casa (93%), oppure lo spegnimento automatico del forno se aumentano i livelli di CO (85%).

Lo studio è stato condotto intervistando più di 2000 consumatori statunitensi riguardo le loro preferenze e gli ostacoli all’utilizzo dell’ “Internet of Things”.

Image courtesy of Feelart at FreeDigitalPhotos.net

Giornalista pubblicista, Copywriter & Blogger, dal 2010 si occupa di tematiche riguardanti il CRM e il Marketing, prima su CRM Magazine, attualmente su CRM Web News. - Profilo LinkedIn: http://www.linkedin.com/pub/matteo-giaccari/2b/5a3/53a

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